Ragioni di un cessate il fuoco
Finalmente è arrivato il cessato il fuoco a
tempo indeterminato. Precisiamo subito, non è una tregua e soprattutto non è la
pace!
Questo è un accordo di massima per fermare le
ostilità. In pratica Hamas, che strombazza una vittoria che non c’è, accetta
quello che ha rifiutato una settimana fa: apertura dei valichi di frontiera
sotto il controllo dell’autorità’ palestinese e allargamento della zona di
pesca. Questo cambio è arrivato dopo una settimana dove la dirigenza di Hamas a
Gaza è stata decimata e dopo che Abu Mazen ha fatto la voce grossa con Mashal,
il capo di Hamas, comodamente alloggiato in albergo a 7 stelle in Qatar. Direi un
punto a testa per Israele e Abu Mazen. Poi, tra un mese ci saranno le vere
trattative e lì si vedrà chi sarà il vero vincitore: se Israele impedirà la
costruzione di un porto commerciale e un aeroporto, strade di ingresso per un
vero riarmo di Hamas, e un disarmo parziale della Striscia allora Israele di potrà
essere soddisfatto.
In questo momento c’è malcontento nel
pubblico di Israeliano contro Netanyahu, molti volevano l’annientamento di
Hamas o quanto meno il disarmo. Certo le morti di tre civili israeliani, di cui
un bambino, fanno ragionare molti con la pancia, ma bisogna tenere in conto
alcuni fattori per cui è meglio avere un cessate il fuoco almeno per un periodo
abbastanza lungo:
- Non c’era più la possibilità di annientare Hamas
- L’appoggio internazionale per l’azione militare di Israele era terminato
- I costi della guerra stavano lievitando a livelli insostenibili (questa è stata la terza guerra più lunga combattuta da Israele)
- L’economia del sud di Israele era ferma
- Tra una settimana deve iniziare la scuola, cosa molto difficile in caso di bombardamento da Gaza. Se non fossero state le condizioni di sicurezza per iniziare l’anno scolastico, le famiglie del sud di Israele avrebbero avuto grossi problemi per sistemare i figli causando un ulteriore rallentamento della produzione industriale.
- Il problema della 'Stato Islamico' che preme alle frontiere della Giordania
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